Albano Carrisi si racconta a cuore aperto al settimanale Oggi, intervistato da Pierluigi Diaco.
Dai 29 anni di amore con Romina Power, alla svolta con Loredana Lecciso, dalla fede alla politica, racconta tutto, ma proprio tutto.
“UN MISSIONARIO DI DIO” – «Sono un missionario di Dio». Risponde così, orgoglioso della sua fede, quando gli chiedo di svelare il contenuto delle sue preghiere quotidiane. «Sono un uomo fortunato. Ho ricevuto uno dei doni più belli: la mia voce», ammette con consapevole dolcezza, quando chi scrive lo interroga sui motivi che lo spingono, oggi più di ieri, ad appellarsi al cielo nei momenti in cui la sua vita gira in maniera disarmonica. Albano Carrisi ha voglia di parlare, di raccontarsi, di svelare ai lettori di Oggi il suo lato più intimo. «Dopo la fine della mia lunga storia d’amore con Romina Power ho conosciuto la solitudine», dichiara con disarmante sincerità. Al netto del gossip che lo ha, suo malgrado, visto protagonista in tutti gli anni della sua straordinaria carriera, Al Bano ha le idee chiare sull’amore. E ci spiazza con una definizione esistenzialista: «Sono stato “le cascate del Niagara dell’amore”». Ne ha dato, ne ha ricevuto e se ne lascia ancora attraversare perché «una vita senza sentimento è insignificante, vuota, non meritata». Protagonista della storia della canzone italiana, artista capace di sottrarsi alla dittatura del politicamente corretto, l’ugola di Cellino ci tiene a rimanere prima un papà e poi un uomo di spettacolo. Con buona pace dei detrattori e dell’Ucraina che lo ha “bandito” : troppo amico di Putin, è finito in una lista nera che comprende anche Toto Cotugno.
Come ci si sente a essere considerato una minaccia per la sicurezza di Kiev? «Non ho mai pensato di essere un pericolo, né pubblico né privato. Ognuno nella vita può prendere dei granchi e in Ucraina, nonostante l’assenza del mare, ne hanno preso uno bello grosso».
È vero che chiederà i danni? «Ci mancherebbe altro, chiederò giustizia! Se dovessi vincere, dei soldi che riceverò non voglio nemmeno un centesimo: cercherò un’associazione ucraina che fa del bene e glieli donerò. Sono buono e caro, ma se qualcuno tocca la mia moralità, lotto fino in fondo. Il terrorista non sono io, ma chi ha pensato di bandirmi per aver espresso una mia libera opinione».
Lei è amico di Vladimir Putin? «L’amicizia è una cosa seria, non scomoderei questa parola per definire il mio rapporto col presidente russo di cui sono un semplice sostenitore. Ha il merito di aver restituito al suo Paese un ruolo decisivo e si è imposto come uno dei leader più capaci del mondo».
In realtà, sul tema del rispetto dei diritti umani sul leader russo c’è più di un’ombra. «Le radici del popolo russo sono complesse, hanno vissuto il dramma di un regime, quello comunista. Non possiamo giudicare Putin con il filtro di nostri valori e della nostra ottica».
Di Matteo Salvini, invece, è amico o sostenitore? (ride) «Né amico, né sostenitore. L’ho incontrato per capire se fosse stato disponibile, cosa che poi è accaduta, per condividere una battaglia».
Mi scusi, quale? «Mi faccia fare una premessa: in Cina il 50% del mercato dei vini è in mano ai francesi, solo il 5% lo controlliamo noi italiani. Tre amici che si occupano di distribuire il mio vino in Oriente mi avevano proposto di andare a trovare Salvini per rilanciare i nostri marchi vinicoli. A quel punto, l’ho cercato, mi ha ricevuto, abbiamo parlato e dopo tre giorni il ministro per le Politiche agricole Gian Marco Centinaio era in Cina per occuparsi anche di questo tema».
Durante l’incontro con Salvini è successo altro? «È stato di una gentilezza incredibile. Abbiamo perfino cantato».
Che cosa? (ride) «Ha voluto intonare con me Nel sole. È stato un momento veloce, ma divertente».
Cosa pensa del momento politico che sta vivendo l’Italia? «C’è un gran casino, regna il caos. Abbiamo bisogno di politici che pensino più all’Italia che a loro stessi».
Ho perso la bussola delle sue vicende sentimentali: a che punto siamo? (ride) «Non mi dica che pure lei è interessato alla mia vita privata…».
È stanco di parlarne? «Stanco è dire poco: sono stufo».
Ha una carriera decennale, è popolare nel mondo: perché allora continuare ad alimentare il mito dell’uomo diviso tra due donne? Non ne ha bisogno. «Io non alimento un bel niente! Pur essendo un pacifista, qualche anno fa, dopo sei mesi di domande continue e appostamenti, dovetti alzare le mani contro un suo collega per ristabilire un sacrosanto ordine. Non l’avrei mai fatto, se la sua continua insistenza non mi avesse fatto saltare i nervi. Mai più rifarei una cosa del genere, ma dove non arriva la forza della ragione interviene la ragione della forza».
Avete fatto pace? «Certo. E la vita è armonica: ha avuto 10 mila euro per la causa che mi ha intentato. Con quei soldi si era comprato una moto che dopo cinque giorni gli avevano rubato. Ricordo di avergli detto, scherzando: “Non sono stato io, te lo assicuro».
Albano e Romina, le foto mai viste dell’archivio di Oggi – ESCLUSIVO
Perché la tv e i giornali sono sempre andati a nozze con le sue vicende sentimentali? «È una storia che nasce da lontano: io, figlio di un contadino, negli anni d’oro dello spettacolo italiano sposo la figlia di un grande attore di Hollywood, Tyrone Power. Le confesso, e glielo giuro, che non sapevo chi fosse lei e lei non sapeva chi fossi io. Con Romina è stato un amore a prova di bomba. Quando ci unimmo in matrimonio, molti giornalisti scrissero che la stavo sposando per una notte d’amore sbagliata».
Sbagliata? «Appunto, si rende conto? Scrissero queste parole parlando della nostra primogenita, Ylenia. Si permisero perfino di dire che il nostro matrimonio sarebbe durato un mese. Frasi vergognose che io e Romina abbiamo superato alla grande».
Il vostro amore è durato 29 anni. «Sono stati anni bellissimi: incredibili e irripetibili. Quando Romina manifestò una certa stanchezza verso il nostro rapporto, fu molto difficile per me».
Racconti. «Non ho mai fatto il meridionale possessivo: “O con me o non esisti più”. L’ho rispettata, ho accettato le sue decisioni, le ho sopportate. Ma di punto in bianco mi sono ritrovato solo. Quella scelta di Romina ha cambiato la mia esistenza».
Come? «La casa che insieme avevamo costruito a Cellino, che fino a poco prima della sua partenza era piena d’amore, di affetti e di bambini che gridavano, si è trasformata in vuoto, in silenzio, in qualcosa di tombale».
Quanto ha resistito? «Ho aspettato otto anni sperando che qualcosa cambiasse: desideravo che la mia vita tornasse quella di prima. Mi dicevo che l’amore tra noi avrebbe resistito, che la crisi sarebbe passata. E invece quella crisi l’aveva travolta. Mio malgrado, fui costretto ad accettare la realtà».
Ma non ha resistito all’idea di ricostruirsi un nido familiare, con Loredana Lecciso. «Cosa avrei dovuto fare? Affogare nel silenzio e nella disperazione? Mi sono fatto forza e ho reagito. Loredana mi è sembrata subito una gran brava ragazza, intelligente, con una buona dialettica: ho ricominciato a vivere. Sei mesi bellissimi, poi il cambiamento: comincia a partecipare a trasmissioni tv facendo cose che io non potevo certo apprezzare, così le ho manifestato tutte le mie riserve. So che tra gli addetti ai lavori si diceva perfino che la regia di queste sue velleità artistiche fosse mia: una autentica bestialità».
La sua voce come sta? «Sta come la sente… Posso garantire che sto bene e ringrazio Dio di poter continuare a fare quello per cui sono nato: cantare».
So che prega tutti i giorni. Cosa chiede al Signore? «A Dio non bisogna chiedere perché lui già sa tutto di noi. Lo ringrazio perché mi tratta come un suo figlio, o meglio: come un suo missionario».