Alessandro Lechner, 56 anni, tecnico del gas, è uno dei tre figli di Franco, al secolo Bombolo, che oggi al Corsera lascia un ricordo: “Mamma un po’ era gelosa dei film sexy, ma lui una famiglia non l’aveva avuta e ci teneva molto”.
Alessandro Lechner, 56 anni, tecnico del gas, è uno dei tre figli di Franco, il celebre Bombolo dei poliziotteschi e delle commedie sexy degli anni Settanta-Ottanta.
Con i suoi occhi blu, il volto di gomma, i capelli arruffati e la tipica zeppola con cui emetteva il famoso suono “Tse-Tse”, Franco era meglio conosciuto come lo sfigato ladruncolo Venticello, bersaglio dei pestoni dell’ispettore Nico Giraldi (non da confondere con il temibile Er Monnezza, sempre interpretato da Tomas Milian), scomparso nel 1987 alla stessa età del figlio che oggi si racconta al Corriere della Sera.
Le rivelazioni del figlio
Bombolo girava le cosiddette pellicole di serie b (memorabile in questo senso un dibattito moderato da Vittorio Gassmann proprio alla presenza tra gli altri di Bombolo), ma suo figlio rivela: “In quegli anni la commedia italiana era così, gli incassi c’erano. L’avevano chiamato per interpretare Ricciotto ne Il Marchese del Grillo, poi però non fu preso, forse era troppo riconoscibile”. E sui film scollacciati con Lory Del Santo e Nadia Cassini, sua madre era gelosa: “Un po’ sì, però non c’era motivo. Papà guardava, sì, ma non toccava. E dopo tornava a casa, amava moltissimo la famiglia, perché da piccolo non l’aveva avuta”. I guadagni: “Non ha fatto in tempo. Nel 1987 il Bagaglino arrivò in tv, su Canale 5, lì sì che pagavano bei soldi, purtroppo lui è morto proprio sul più bello”.
La malattia e le ultime parole
Le raccomandazioni che gli diceva: “Apprezza quello che hai e non guardare davanti a te, ma dietro: c’è sempre chi sta peggio di te”. Poi, la malattia e l’ultimo suo ricordo:
Era dimagrito, non era più lui, anche se volle continuare a lavorare fino alla fine. Quel brutto male lì, 37 anni fa, non riuscirono a curarlo, oggi si sarebbe salvato. Era uscito dall’ospedale il giorno del mio compleanno, il 12 agosto. Stavamo a tavola, era provato. “Guarda che festa brutta che hai avuto”. “No, papà, per me è la più bella, perché sei a casa con me”. Ci mettemmo a piangere tutti e due. Nove giorni dopo è morto.