Ad aprire la serata di Quarto Grado stato proprio il caso Garlasco, che ha visto protagonista il dibattito sull’impronta numero 33, ritenuta compatibile con quella di Andrea Sempio, attualmente unico indagato nella nuova inchiesta. A questo proposito si è discusso di una recente sperimentazione condotta da una delle parti civili,
secondo la quale sull’impronta sarebbero presenti tracce di sangue e sudore, fatto che, se confermato, indicherebbe che l’autore di quella pressione manuale fosse presente al momento del delitto. “Se quella sperimentazione fosse valida,” ha detto Umberto Brindani, “allora chi ha lasciato quell’impronta è l’assassino”.
Tuttavia, come ha ricordato il Generale Garofano, presente in studio, “una sperimentazione di parte, che ha mille variabili, non riesce a confrontarsi con una fotografia e trarre una conclusione scientificamente valida”. La discussione si è chiusa sulla mancanza di un alibi credibile per Alberto Stasi e sull’ipotesi di un numero maggiore di armi utilizzate. Marco Oliva ha sollevato la questione del tempo dell’omicidio, ipotizzando che una revisione della timeline potrebbe aprire la scena a un secondo colpevole.
“Io ho visto cose che voi…”. Garlasco, l’ex Ris Garofano gela lo studio di Quarto Grado e risponde a Carmelo Abbate

Il caso Garlasco a Quarto Grado
Un dettaglio citato da Reale, relativo a un interrogatorio di Stasi, ha colpito molto i presenti: l’imputato, per giustificare il sangue trovato sui pedali della sua bicicletta, avrebbe ipotizzato che potesse trattarsi di sangue mestruale di Chiara, perso casualmente in casa. Una spiegazione che avrebbe lasciato interdetti anche i genitori della vittima.

Infine, Nuzzi ha chiesto all’avvocata Taccia del rapporto personale con Sempio all’epoca del delitto. Lei ha raccontato che l’amicizia con il gruppo si era rafforzata solo dopo la tragedia e che, anche se si frequentavano, “non parlavano del delitto”. Una frase che ha fatto ironizzare Nuzzi: “Ora diranno che avevate un segreto da custodire”, ricevendo però una risposta ferma: “Scrivano pure, non m’importa”.


Una puntata intensa, quella del 25 luglio, che ha riportato al centro dell’attenzione il caso Garlasco, lasciando ancora una volta il pubblico con più domande che risposte. E con la sensazione che, a quasi vent’anni dai fatti, la verità giudiziaria sia ancora troppo lontana da quella storica.