A trent’anni da Mia Martini, pubblicato “Tarab”: l’album che la restituisce al presente

È stato pubblicato “Tarab”, il nuovo album dedicato a Mia Martini, a trent’anni dalla sua scomparsa. Non una semplice raccolta commemorativa, ma un’opera viva e sorprendente, capace di restituire la sua voce in una forma nuova e profondamente rispettosa. Dentro ci sono provini mai ascoltatibrani ineditiinterpretazioni alternative di canzoni celebri. È un disco che profuma di resurrezione, un gesto musicale e umano per riportarla accanto a noi, oggi.

Distribuito in digitale, su CD e in un raffinato doppio vinile Crystal, “Tarab” è frutto di un lungo lavoro di cura. Maurizio Piccoli ha firmato la direzione artistica, mentre Massimo Massagrande ha coordinato la produzione esecutiva. Il tutto pubblicato da Nar International/Warner Music Italy, che ha accompagnato l’uscita con un lancio curato nei dettagli.

Il senso del titolo: quella parola che non si traduce

Il titolo dell’album, “Tarab”, deriva dall’arabo “طرب” e indica uno stato d’estasi musicale: è l’emozione intensa che ci prende ascoltando una melodia, quando la musica ci sposta altrove, ci smuove, ci consola. È una di quelle parole che nessuna lingua riesce a contenere da sola, e che sembrano fatte apposta per raccontare la voce di Mimìuna voce che non interpretava, ma incarnava.

Il cuore del disco: un provino casalingo con Biagio Antonacci

A guidare il progetto c’è “Il fiume dei profumi”, brano già noto nell’edizione pubblicata nel 1992 nell’album Lacrime. Qui però si ascolta una registrazione inedita e profondamente intima: il provino originale, inciso nel piccolo studio di casa di Biagio Antonacci, a Rozzano, nell’inverno del 1991. Al piano, lo stesso Antonacci, con una tastiera Yamaha DX7, accompagna la voce di una Mimì intensa e disarmata. È come entrare in una stanza chiusa da trent’anni e trovarla ancora viva, seduta lì, che canta per te.

Ad accompagnare il brano, un videoclip delicato e visionario, ideato e montato da Giuseppe Coviello, che ha curato anche la grafica dell’intero progetto. Immagini evocative, scelte con sapienza, costruiscono un racconto visivo che culmina in una sorpresa finale carica di poesia.

Un anno di lavoro per regalare a Mimì “una nuova primavera”

“L’idea di realizzare questo album – racconta Maurizio Piccoli – è nata all’inizio del 2024, con l’obiettivo chiaro di far rivivere Mia Martini attraverso materiale raro, provini mai ascoltati e nuove vesti sonore”. Piccoli ha lavorato a partire da registrazioni su audiocassette, nastri DAT, prove dal vivo e in studio, costruendo nuovi arrangiamenti capaci di dialogare con il presente. “Il motto che mi ha accompagnato per mesi – spiega – era uno solo: regalare a Mimì una nuova primavera dopo quel maggio rubato nel 1995”.

Nel percorso è stato affiancato da Franco Canuto, grande conoscitore della vita e dell’opera dell’artista, che ha contribuito a definire ogni dettaglio. Il risultato è una selezione di diciannove brani, che coprono l’intera gamma espressiva della Martini: la voce straziante, quella poetica, quella ironica, quella che accarezza, quella che urla in silenzio.

La tracklist come specchio dell’anima

Il disco si apre con “Tarab (Soffio d’anima)”, un brano fatto di soli vocalizzi, inciso tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90. Un’introduzione astratta, quasi spirituale. Segue “Madre e Figlia”, scritto nel 1982 dalla stessa Mia e mai pubblicato prima, che racconta un rapporto lacerante.

Tanti i brani noti che qui trovano nuova forma“Il Pescatore” di De André, reinterpretato negli anni ’90; “Di tanto amore” di Ivano Fossati, con un nuovo canto registrato nel 1992. E poi, naturalmente, “Almeno tu nell’universo”, nel suo provino originale, usato per presentare la canzone al Festival di Sanremo del 1989.

Tra le rarità assolute“All blues” di Miles Davis (1991), “Vivo” (1977, escluso da Per amarti), “Un altro atlantico”, pensato per Sanremo 1990. C’è anche “Io e la musica”, scritta da Minghi e Coggio, e destinata a un progetto mai realizzato.

Le parole non dette: Bagnara, il mare, gli uomini farfalla

Profondamente personale, “Bagnara” è un brano fatto solo di vocalizzi e registrazioni ambientali realizzate da Mia sulla spiaggia del suo paese natale. Un vero gioiello sensoriale, spirituale. Commuove anche “Il giorno che verrà (Nanneò)”, dove Mia scrive e canta il desiderio di diventare madre.

Chiude simbolicamente il disco “Uomini Farfalla”, brano del 1992 dedicato con delicatezza al tema dell’omosessualità, qui in una versione inedita e più intensa rispetto a quella nota.

Un lascito che diventa presenza

“Tarab” non è un disco postumo. È un disco presente. Ogni traccia, ogni suono, ogni respiro è costruito per restituire una vicinanza che la morte non ha potuto cancellare. Non c’è nostalgia, ma memoria viva. Non c’è pietà, ma rispetto artistico.

La voce di Mia Martini, estratta da provini privati, riportata alla luce con amore e pazienza, vibra di nuovo. Canta ancora. Per chi l’ha amata. E per chi la scoprirà adesso.

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