Nel salotto televisivo di Dentro la Notizia, il caso del delitto di Garlasco è tornato a imporsi con tutta la sua carica irrisolta, riportando al centro della discussione quel mosaico di dubbi,
sospetti e ricostruzioni che da mesi tinge di ombre l’inchiesta parallela sui movimenti di denaro, sulle consulenze e sulle figure che orbitano attorno ai protagonisti di questa interminabile vicenda giudiziaria. La trasmissione condotta da Gianluigi Nuzzi ha dedicato un ampio spazio al tema, offrendo al pubblico un confronto serrato fra grandi firme della cronaca giudiziaria.
In studio, Bruno Vespa ha messo a fuoco uno degli aspetti più controversi degli ultimi sviluppi investigativi: quei 35-40 mila euro che non trovano collocazione chiara tra versioni, testimonianze e ricordi discordanti. «Ballano», ha osservato il conduttore di Porta a Porta, definendoli denari «senza padre e senza madre». Un’assenza di riferimenti che, per Vespa, pone un problema fondamentale: senza una prova tangibile, senza documenti o riscontri, ogni pista rischia di trasformarsi in un vicolo cieco.
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La riflessione del giornalista si è spinta oltre, toccando due dei principali nomi al centro della vicenda. Da un lato Alberto Stasi, «giudicato cinque volte, assolto due», ha ricordato Vespa; dall’altro Andrea Sempio, figura sulla quale – secondo il giornalista – restano «cose abbastanza sfuggenti», almeno finché non verranno chiarite eventuali interferenze o pressioni esterne. Vespa non ha escluso scenari più ampi, aggiungendo che «a meno che poi non si trovino le prove che il magistrato sia stato corrotto per scagionarlo, ma secondo me paradossalmente siamo all’inizio di questa storia». Una frase che ha immediatamente acceso il dibattito in studio.

Proprio mentre si affrontava questo punto delicatissimo, il discorso si è spostato sull’ennesima tensione innescata da Massimo Lovati, l’ex avvocato coinvolto ormai non solo sul piano professionale ma anche mediatico. Le sue uscite, infatti, continuano a far discutere e hanno provocato una nuova reazione a Ore 14, dove il legale Fabrizio Gallo – che lo rappresenta – si è lasciato andare a una vera e propria sfuriata, spiegando di aver «scoperto ora» ulteriori elementi che lo avrebbero spinto a riconsiderare molti passaggi della recente esposizione pubblica del collega. Un clima incandescente che continua a sollevare interrogativi e che rischia di gettare ulteriore confusione in un’inchiesta già complessa.

“Credo che dicembre il fumo che coinvolge un’indagine così complessa, inizierà a diradarsi”#DentrolaNotizia pic.twitter.com/GvVyYOYGDN
— Dentro la Notizia (@dentronotiziatv) November 13, 2025
A riportare la discussione sui binari strettamente giudiziari è stato infine l’avvocato Antonio De Rensis, storico difensore di Alberto Stasi. L’avvocato ha cercato di offrire un punto di vista più razionale sui tempi e sui metodi dell’indagine, ricordando che la fase istruttoria è ancora in pieno sviluppo. «Credo che a dicembre il fumo che adesso avvolge, secondo me giustamente, un’indagine così complessa perché gli investigatori devono tenere nascoste le carte, inizierà a diradarsi», ha dichiarato. Secondo De Rensis, saranno le tecniche investigative tradizionali a portare le prime risposte concrete, non quelle mediatiche: «E io credo che le indagini tradizionali ci regaleranno molti elementi. Quelle tradizionali. Molti elementi concreti. E lo scontrino sarà protagonista, però sto immaginando».
Una previsione che ha trovato l’approvazione di Vespa, che ha concluso con un semplice ma significativo «Ce lo auguriamo tutti». E mentre la trasmissione si avviava alla chiusura, il pubblico ha percepito con chiarezza che questa storia, lungi dall’essere ricomposta, sta forse entrando nella sua fase più decisiva.