Un dettaglio apparentemente banale, ma che ha scatenato la curiosità degli appassionati: Jannik Sinner non beve mai il primo goccio d’acqua della bottiglia. Il gesto, immortalato in un video durante il torneo di Pechino, ha fatto rapidamente il giro dei social, dando vita a una serie di ipotesi e commenti.
Ogni volta che il campione altoatesino apre una nuova bottiglietta, la inclina e lascia cadere a terra il primo sorso, quasi come se fosse un piccolo rito personale.
La spiegazione ufficiale non c’è e intorno a questa abitudine si sono moltiplicate le congetture. C’è chi la interpreta come una semplice scaramanzia, un modo per rispettare una routine che aiuta a mantenere concentrazione e sicurezza mentale. E c’è chi invece intravede un gesto puramente pratico, legato alle condizioni delle bottigliette fornite nei tornei asiatici, spesso riempite fino all’orlo e quindi difficili da bere subito senza rischiare di rovesciarsi addosso l’acqua.
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Non sarebbe certo la prima volta che Sinner viene associato a rituali di questo genere. Il numero due al mondo ha infatti ammesso più volte di seguire regole ferree che vanno oltre la tecnica pura. Entra in campo sempre con il piede destro, evita di calpestare le righe con il piede sinistro, arrivando perfino a modificare la falcata per rispettare la sua regola personale. Prima di ogni servizio fa rimbalzare la palla sette volte sul primo tentativo, cinque sul secondo, mantenendo un ordine che per lui è diventato quasi sacro.

C’è poi l’abitudine di soffiare sulle mani a ogni punto, un gesto che sembra tecnico ma che, con il tempo, è entrato a far parte della sua preparazione mentale. Nel post-partita, invece, lo spogliatoio diventa un luogo in cui ogni sequenza è programmata: prima il cambio del grip, poi l’applicazione del tape e soltanto alla fine il bagno, come raccontato dallo stesso Sinner in un’intervista a La Stampa. Un insieme di abitudini che compongono una vera e propria liturgia sportiva.
Il caso dell’acqua, però, resta più enigmatico. Se davvero fosse solo superstizione, si aggiungerebbe a una lista già lunga di rituali che accompagnano la carriera di uno dei tennisti più osservati e studiati del circuito. Ma se invece fosse una semplice strategia per evitare di bagnarsi, allora saremmo davanti a un gesto pratico diventato, col tempo, parte integrante della sua immagine pubblica.


In ogni caso, anche un piccolo dettaglio come un sorso d’acqua ha finito per raccontare qualcosa in più di Jannik Sinner: un atleta metodico, preciso, che vive lo sport con serietà assoluta e che in ogni gesto, grande o piccolo, sembra cercare la chiave per trasformare la tensione in equilibrio.