Nell’estate 2023 Giulia Cecchettin aveva scritto in un diario le motivazioni che l’avevano convinta a lasciare Filippo Turetta.
Quella lista, importante per capire il controllo esercitato dall’imputato sulla vittima, ora è agli atti del processo.
Lunedì scorso, nel giorno della richiesta di ergastolo per Filippo Turetta per il femminicidio di Giulia Cecchettin, in poco più di due ore il pm di Venezia Andrea Petroni ha messo in fila l’abbondanza di elementi contro il giovane imputato di omicidio volontario pluriaggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere dell’ex fidanzata. Ha ricostruito quei minuti di violenza fisica della sera dell’omicidio di un anno fa, ma anche tutta la paura di Giulia affidata a chat e diari nei mesi precedenti al delitto.
Secondo l’accusa, il delitto dell’11 novembre 2023 “è stato l’ultimo atto del controllo esercitato dall’ex fidanzato”. Tra i due studenti di Ingegneria c’era una relazione altalenante e il rapporto era caratterizzato – parola del pm – “da forte pressione per il controllo delle frequentazioni, delle uscite, delle amicizie” e già a ottobre del 2022, più di un anno prima dal femminicidio, la vittima ha paura.
Turetta tormentava Giulia Cecchettin, giocava coi suoi sensi di colpa, minacciava anche il suicidio come forma di “ricatto”. E la stessa Giulia metteva nero su bianco queste sue paure e questi suoi pensieri, ormai consapevole che “non siamo fatti l’uno per l’altra”. Esiste un diario in cui Giulia Cecchettin elencava alcuni motivi per restare sentimentalmente lontana da Turetta.
“L’ho lasciato e spero davvero di rimanere fedele alla mia scelta” scriveva l’estate di un anno fa, per cercare di ragionare con se stessa e convincersi di non stare più con Turetta.
Una lista scritta dalla vittima che per la sua importanza è finita agli atti dell’inchiesta e di cui lo stesso Petroni ha parlato in aula durante la sua requisitoria. Quelle parole sono importanti perché danno un’idea dell’azione di controllo dell’imputato. “Ha idee strane su farsi giustizia da solo, i mie spazi non esistono, dice cattiverie pesanti e minacce quando litighiamo, mi controlla” scriveva Giulia nel suo diario riferendosi al suo ex fidanzato.
È il 31 luglio, dopo che la loro relazione si è nuovamente interrotta, che Giulia scrive il “memorandum”. Verrà poi uccisa poco più di tre mesi dopo. Il diario di Giulia è un testo importante perché mette in luce quelle sottili pratiche quotidiane del controllo e della violenza che il suo assassino esercitava su di lei.
- “Abbiamo litigato per il fatto che non lo avessi fatto venire al compleanno della Elena (la sorella di Giulia, ndr)”.
- “Ha sostenuto più volte fosse mio dovere aiutarlo a studiare”
- “Si lamentava quando mettevo meno cuori del solito”
- “Necessitava di messaggi molte volte al giorno”
- “Ha idee strane riguardo al farsi giustizia da soli per i tradimenti, alla tortura, robe così”
- “Quando lui ha voglia tu non puoi non averne se no diventa insistente”
- “Non accetta le mie uscite con la Bea e la Kiki”
- “Non accetterebbe mai una vacanza mia in solitaria con maschi nel gruppo”
- “Tendenzialmente i tuoi spazi non esistono”
- “Lui deve sapere tutto, anche quello che dici di lui alle tue amiche e allo psicologo”
- “Durante le litigate dice cattiverie pesanti e quando l’ho lasciato mi ha minacciato solo per farmi cambiare idea…”
- “C’è stato un periodo in cui dopo esserci detti ‘Buonanotte’ mi mandava sticker finché non vedeva che non ricevevo più messaggi per controllare che fossi davvero andata a dormire”
- “Tutto quello che gli dici per lui è una promessa e prova a vincolarti così”
- “Prendeva come un affronto il fatto che volessi tornare a casa prendendo l’autobus alla fermata più vicina e non in stazione”
- “Una volta si è arrabbiato perché scesa dall’autobus volevo fare 5 minuti a piedi da sola mentre lui era da un’altra parte senza aspettarlo”.