Ha ripercorso il caso di cronaca nera, uno dei più drammatici e mediatici di sempre, e ha proclamato la sua innocenza, ancora una volta. A undici anni dal suo arresto per l’omicidio di Yara Gambirasio, Massimo Bossetti ha parlato in tv dal carcere di Bollate (Milano) con Francesca Fagnani, nel corso di un’intervista rilasciata al programma “Belve Crime”, andata in onda su Rai2 ieri sera, martedì 10 giugno. Il 12 ottobre del 2018 la Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo per il muratore di Mapello (Bergamo), colpevole, secondo tre gradi di giudizio, dell’omicidio della tredicenne di Brembate di Sopra. La ragazza, scomparsa il 26 novembre 2010 dopo essere uscita di casa per recarsi alla palestra dove faceva ginnastica, è stata trovata morta tre mesi dopo in un campo di Chignolo d’Isola.
Ancora oggi Bossetti continua a dichiararsi innocente. “Sopravvivo all’ingiustizia che sono costretto a vivere ogni giorno. Non sento alcuna colpa addosso. Ma sì, porto l’etichetta del mostro. Anche se venissi prosciolto, resterà tatuata sulla mia testa fino alla fine dei miei giorni”, ha detto.
La vita in carcere e il rapporto con la moglie
“Che rapporto ha con la verità?”, lo incalza Fagnani. “Non c’è verità possibile per chi non vuole ascoltare. A prescindere dal reato, di bugie ne ho dette nella mia vita. Ma chi non le dice?”. Nel cantiere dove lavorava veniva etichettato come “il Favola”, ha ricordato la conduttrice. “Sì perché mi assentavo spesso, lo ammetto, dicendo di avere dei tumori al cervello. Ma ho inventato questa balla perché non venivo pagato da 4 mesi. Unica scusa plausibile per assentarmi”, ha detto Bossetti. Nonostante la verità processuale, parte dell’opinione pubblica ha un pensiero diverso su Bossetti: “Ricevo ancora tante email e lettere in carcere e dopo la serie su Netflix sono aumentate. Mi supportano, mi incoraggiano. E io rispondo, li ringrazio”, dice.

“Lei come riesce a resistere?”, chiede Fagnani. E lui: “La rabbia è tramutata in forza e la forza viene alimentata dai miei familiari, che non mi hanno mai abbandonato. Si impazzisce, ma non bisogna farsi prendere dal contesto”.
Nel corso delle indagini è emerso che durante la settimana andava a farsi delle lampade abbronzanti, un dettaglio che Bossetti aveva nascosto alla moglie Marita Comi: “Andavo due, tre volte al mese. Non mi sembrava il caso di parlarne con mia moglie, perché c’erano tanti problemi economici. L’ho sempre negato per preservare il rapporto”. Ricorda il matrimonio con Marita Comi come “felice, finché non ho saputo in carcere dei suoi tradimenti”. A rivelarlo fu il pubblico ministero in aula. Oggi il rapporto con Marita è ancora solido: “Mia moglie è sempre al mio fianco. Fisicamente no, però la sento ancora al mio fianco. Ci sentiamo sempre, sento il suo sostegno, il suo appoggio, mi ha sempre detto di rimanere forte. È convinta della mia innocenza, sa chi sono”. E i figli? “Vengono a trovarmi ogni settimana”.
I tradimenti e il tentato suicidio
“Quando mi hanno detto dell’infedeltà di mia moglie, mi sono gelato. Cosa c’entrava dire cose private in un’aula pubblica? Il giorno dopo ho visto mia moglie. Le chiesi di dirmi la verità, lei lo ha ammesso e io sono partito in bestia. La testa è partita”, dice Bossetti che ricorda quella confessione come la ferita più grande della sua vita: “Ho tentato il suicidio appena tornato in cella. Sono stato ritrovato con la testa immersa nel lavandino e una cintura al collo. Mi hanno portato in infermeria e mi hanno salvato. Di fronte a un forte dramma non ho pensato ai miei figli, ma non ci ho capito più nulla”.