“Le sorelle Cappa?”. Garlasco, Selvaggia Lucarelli: “Perché sono in questa situazione”

Selvaggia Lucarelli torna a esprimere con forza la sua posizione sul caso Garlasco, uno dei delitti più controversi e dibattuti della cronaca nera italiana. Lo fa senza mezzi termini, ribadendo ciò che ha sempre pensato: a uccidere Chiara Poggi è stato Alberto Stasi.

La condanna definitiva per omicidio, con una pena di 16 anni di carcere dopo il rito abbreviato, non lascia spazio a dubbi per la giornalista, che considera il processo e le sue risultanze giudiziarie perfettamente coerenti con la verità dei fatti. A distanza di anni, però, Lucarelli si concentra su un altro aspetto del caso, spesso trascurato: il trattamento mediatico riservato alle cugine della vittima, le gemelle Paola e Stefania Cappa.

Durante una recente ospitata ad “Accordi e Disaccordi” su Nove, Lucarelli ha approfondito il tema, parlando apertamente di “un odio mediatico ingiustificato” nei confronti delle due donne, oggi lontane dai riflettori ma ancora costantemente al centro di sospetti e insinuazioni. “Loro pagano un peccato originale, che è quello del famoso fotomontaggio che fecero all’epoca. Lasciarono quella foto in cui c’erano loro due con Chiara, che era una foto creata da loro artificialmente, con Photoshop, e continuiamo a giudicarle per la famosa appropriazione del morto”, ha spiegato. Secondo Lucarelli, l’errore commesso fu grave ma comune, se proiettato nella logica dei social odierni: “Si sono volute collocare, in un momento di grande visibilità del caso Garlasco, sulla scena del delitto assieme alla vittima, che in fondo è qualcosa che facciamo quasi tutti oggi sui social. Appena muore qualcuno, pubblichiamo il selfie col morto, è un classico. Non siamo forse migliori delle sorelle Cappa”.

>>> Garlasco, il generale Garofano dopo gli ultimi sviluppi sui reperti: “La verità la abbiamo già”

selvaggia lucarelli cugine cappa garlasco

Selvaggia Lucarelli secca sulle gemelle Cappa: “Mai indagate”

Ma il punto centrale dell’intervento di Lucarelli va oltre il semplice giudizio sul comportamento delle due donne. “La verità è che non sono state mai neppure indagate, e non è che non sia stato verificato il loro alibi, non è che non sia stato preso il loro DNA. In realtà la loro posizione è stata ampiamente verificata, ma non sono mai state indagate”. Eppure, una parte della stampa e dell’opinione pubblica continua a vederle come figure potenzialmente coinvolte nel delitto. Un’accusa, questa, che Lucarelli definisce figlia di “suggestioni“, alimentate da chi, anche nei media, ha cercato scorciatoie narrative per tenere vivo l’interesse attorno al caso.

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“La vedo difficile andare a uccidere a domicilio”, ha aggiunto Lucarelli, ricordando un dettaglio spesso sottovalutato: “Ricordo tra l’altro che una delle due aveva anche un tutore, era stata operata a una gamba, non poggiava il piede neppure per terra”. Frasi che mirano a smontare l’ipotesi, tornata ciclicamente nel dibattito pubblico, secondo cui le gemelle avrebbero potuto avere un ruolo attivo nel delitto. La giornalista non ha nominato esplicitamente la direttrice del settimanale Giallo, ma il riferimento appare chiaro: proprio quel giornale aveva ipotizzato che i lividi sulla coscia di Chiara Poggi potessero essere stati causati da una stampella, e non da un tacco.

Lucarelli sottolinea inoltre come le stesse gemelle abbiano, loro malgrado, contribuito a mantenere viva l’ambiguità intorno alla loro figura. In particolare, è emersa una vecchia intercettazione in cui Paola Cappa confida a un amico: “Non ho mai aperto bocca, però verrà il giorno che la apro, voglio essere pagata fior di milioni, tutto quello che ha guadagnato la Ferragni in questi anni lo guadagnerò in una sola volta. Però dico tutto eh! Tutto, tutto, tutto!”. Parole enigmatiche, che hanno scatenato nuove illazioni: a cosa si riferiva? Cosa avrebbe da rivelare di così esplosivo da valere milioni di euro?

L’ultimo affondo Lucarelli lo riserva al borsone ritrovato nel fiume dietro casa della nonna delle Cappa, dopo le dichiarazioni di un presunto supertestimone in un servizio de Le Iene. “Il borsone che una di loro avrebbe gettato nel canale dietro casa della nonna? Dopo il servizio de Le Iene dove il supertestimone dice che avrebbero visto una Cappa buttare nel torrente un borsone, quel torrente è stato dragato ed è stata trovata una sacca con all’interno delle armi, delle potenziali armi del delitto”. Ma il ritrovamento, secondo la giornalista, è troppo perfetto per essere vero: “Io devo dirti la verità: sorrido davanti questo ritrovamento che mi sembra didascalico. Si è parlato in questi anni di ipotetiche armi come: martello, attizzatoio, ascia. E cosa ritrovano nel fiumiciattolo? Un’ascia, un attizzatoio e un martello. Sembrano le armi del Cluedo, manca solo il candelabro. Allora mi domando: non è che ce l’ha buttate qualcuno?”.

In sintesi, per Selvaggia Lucarelli il caso Garlasco ha già avuto il suo colpevole accertato dalla giustizia. Ma il circo mediatico, a suo dire, ha continuato a cercare colpevoli alternativi per alimentare sospetti e mantenere viva la tensione. Le gemelle Cappa, nel suo racconto, sono diventate il bersaglio ideale, condannate da un’opinione pubblica che si lascia guidare più dalle emozioni che dai fatti.

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