
Città del Vaticano – Se ne parlava già nelle ore prima della chiusura delle porte. I cardinali più esperti avevano percepito una convergenza che si muoveva sotto traccia, senza clamore ma con costanza. E infatti, il nuovo Papa è arrivato al quarto scrutinio, con una rapidità che ha spiazzato anche chi conosce bene i meccanismi della Cappella Sistina. Un dato è certo: non è stata un’elezione per acclamazione, ma per sottrazione. Uno a uno, i candidati più esposti sono stati scartati. Quello che restava – Robert Francis Prevost – ha cominciato a crescere. Silenziosamente.
Secondo più di una fonte, già alla seconda votazione la sua ascesa era diventata evidente. Non clamorosa, ma costante. Il cardinale americano, prefetto del Dicastero per i Vescovi, era stato poco nominato nei giorni delle congregazioni generali. Proprio per questo ha beneficiato di una dinamica antica e collaudata: l’elezione del profilo sobrio, di chi non fa paura a nessuno e parla con tutti. Il cosiddetto “candidato ponte”.