Nuove rivelazioni sul caso della donna scomparsa a Trieste nel 2021 e trovata morta nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico. Secondo una recente perizia, potrebbe essere stata soffocata e non suicida
Liliana Resinovich potrebbe essere stata uccisa: soffocata. È questa una delle ipotesi emerse nell’intricato caso della 63enne scomparsa a Trieste il 14 dicembre 2021 e ritrovata senza vita il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico.
Il suo corpo era avvolto in due grandi sacchi neri, di quelli utilizzati per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, uno dall’alto e uno dal basso, mentre la testa era infilata in due sacchetti trasparenti di tipo alimentare.
L’indiscrezione

L’indiscrezione, rilanciata dai quotidiani del gruppo Caltagirone, sarebbe emersa dalla perizia sulle spoglie riesumate della donna, depositata tra venerdì e sabato in Procura a Trieste. Se da un lato la tesi del suicidio sostenuta dagli inquirenti aveva sollevato molti interrogativi, l’ipotesi del soffocamento rappresenta una pista più recente. Nei giorni scorsi, il caso era stato affrontato dalla trasmissione televisiva Quarto Grado, mentre Claudio Sterpin, amico di Liliana, era andato oltre, fornendo dettagli inquietanti: «Lilly è stata pestata prima da qualcuno», aveva dichiarato, aggiungendo poi che sarebbe stata «soffocata probabilmente con un cuscino». «Bisogna trovare da chi», aveva concluso.