Dai tre dittatori (con la parentesi Murray) alle comparse in vetta: storia dei numeri 1 del tennis. Ma l’importante è come si interpreta il ruolo e Jannik ha preso la patente dai suoi colleghi ancora prima che dal computer
Nel febbraio del 2004 finisce l’era della parità. La prematura eliminazione di Andy Roddick all’Open d’Australia rende automatico il cambio al vertice. Roger Federer sale in cima al ranking. Ci resterà per quattro anni e mezzo di fila, record ancora ineguagliato. Fino al 17 agosto del 2008 quando dovrà cedere il passo a Rafael Nadal, che a sua volta lascerà spazio al dominio di Novak Djokovic, il quale stava per festeggiare la 428ª settimana, non consecutiva, da numero 1. Il triumvirato al vertice verrà scalzato per un breve periodo soltanto nel dicembre del 2016 da Andy Murray, il primo dei mortali, che sacrificò il proprio fisico a quell’effimera rincorsa. I Magnifici Quattro, così venivano chiamati quando ancora lo scozzese stava bene, hanno trascorso al primo posto della classifica 988 settimane. Esattamente 19 anni.
Rileggere la storia aiuta a mettere le cose in prospettiva. Quello che verrà ufficializzato lunedì 10 giugno è un avvenimento enorme. Non solo perché mai prima d’ora un italiano era stato il più forte giocatore del mondo. Ma perché nell’inverno del 2004, quando finì un lungo periodo di alternanza sul gradino più alto che vide anche ben cinque numeri 1 nello spazio di una sola stagione, stava per fare il suo debutto una cosa chiamata Facebook.
Jannik Sinner aveva appena due anni e mezzo. E non poteva certo immaginare che sarebbe stato lui a mettere fine a una dittatura che ha inevitabilmente alterato la nostra percezione di questo sport. Non facciamoci l’abitudine. Ce lo insegnano proprio Federer, Nadal e Djokovic. Ognuno di loro ha avuto stagioni storte, finite con la retrocessione da quella posizione così simbolica. Non sono i 100 metri, e Jannik non ha battuto alcun record.
Non è il più giovane di sempre, primato che spetta al suo avversario di domani, Carlos Alcaraz. È una maratona, dove il numero 1 rappresenta il più aleatorio dei premi. La ciliegia sulla torta. Nell’elenco dei 29 grandi ci sono le leggende di questo gioco, e in 28 su 29 hanno vinto almeno un titolo dello Slam. Tutti, tranne Marcelo Rios.
Ma ci sono anche giocatori che oggi vengono ricordati come oggetti di culto per pochi intimi. Thomas Muster, ultimo interprete della stagione degli specialisti, dominò per un anno sulla terra rossa ma concluse la carriera senza aver mai vinto una partita sull’erba. E Marat Safin conservò la posizione solo per due settimane.
Quel che più conta, è il modo in cui si interpreta il ruolo. La patente di numero 1 è stata assegnata a Sinner prima dai suoi colleghi, che ne riconoscono l’attuale superiorità, e solo dopo dal computer. Diventare il più forte giocatore del mondo comporta un vantaggio psicologico rispetto alla concorrenza, del quale i padroni dell’ultimo ventennio tennistico hanno fatto un uso smodato. L’aura di imbattibilità, il più prezioso dei doni. Adesso ce l’ha lui. Ce l’abbiamo noi.