Perché Sinner non è al Quirinale: i motivi e le polemiche sul «no» a Mattarella

Il numero 1 al mondo non sarà oggi alla premiazione in Quirinale. Il consiglio dello staff medico: è affaticato. Tutte le volte in cui Jannik ha dato forfait.

Bertolucci perplesso: «Certo, dire di no…. sono scelte personali»

Una riga, anzi mezza, in una pagina di comunicato stampa: «Alla cerimonia non sarà presente Jannik Sinner».

Così nel pomeriggio di ieri una Federazione Italiana Tennis e Padel, evidentemente a disagio, ha confermato una notizia che girava da ore, il forfait dell’eroe dello sport italiano oggi al Quirinale per il ricevimento della squadra campione del Mondo da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Jannik Sinner non va al Quirinale da Mattarella: i medici gli hanno  consigliato riposo assoluto - Eurosport

Atterrato ieri a Nizza per trasferirsi subito nella sua casa di Montecarlo, Sinner avrebbe preso la decisione nel volo di ritorno dall’Australia, su consiglio dei medici che l’hanno definito in stato di «forte affaticamento», gli stessi medici che l’avevano convinto a rinunciare all’Atp 500 di Rotterdam che scatterà lunedì senza di lui e dove avrebbe difeso un altro titolo.

Sinner era stato ospite al Quirinale lo scorso febbraio, al principio della sua stagione magica, per festeggiare la vittoria azzurra in Coppa Davis. Tra i pochi a commentare a caldo la decisione c’è Paolo Bertolucci. «Il no di Sinner al Quirinale? Lui sicuramente detesta queste cerimonie — ha spiegato l’ex capitano azzurro a RadioRai — è stato in clausura per parecchio tempo e quindi vorrà riposarsi qualche giorno per poi ripartire a mille, già da venerdì. Certo dire di no al presidente della Repubblica… sono delle scelte personali, diciamo così».

Perché Jannik Sinner non andrà dal presidente Mattarella al Quirinale dopo  gli Australian Open

Fino ad oggi i «no» di Sinner avevano avuto giustificazioni più accettabili o perfettamente logiche. Il no ai Giochi di Tokyo 2021 per «immaturità atletica», quello del 2023 alla fase a gruppi della Davis di Bologna dopo l’eliminazione agli ottavi degli Us Open per le cattive condizioni fisiche, il celebre (e apprezzatissimo dai fan) rifiuto allo spietato corteggiamento del Festival di Sanremo per concentrarsi sugli allenamenti e il no a Parigi 2024 per stemperare (dietro una tonsillite) il disagio provocato dalla positività al doping e dalla sentenza, all’epoca imminente — sarebbe arrivata a metà agosto dopo il trionfo a Cincinnati — che il prossimo 16 aprile sarà rimessa in discussione a Losanna.

Ma il no alla festa del tennis italiano con i compagni campioni di Davis (compresi Bolelli e Vavassori, che sabato erano in campo a Melbourne nella finale di doppio) e le azzurre campionesse di Billie Jean King Cup, un impegno di mezza giornata che avrebbe richiesto un semplice scalo a Roma e quindi più snello rispetto alle passerelle di 12 mesi fa, pesa molto di più. Sergio Mattarella è storicamente il capo dello Stato che più di tutti i suoi predecessori si è speso ed entusiasmato per lo sport azzurro, lui che a 83 anni — di certo non incoraggiato dai medici — lo scorso agosto a Parigi rimase immobile due ore sotto il diluvio della cerimonia inaugurale dei Giochi aspettando la sfilata della nazionale di cui aveva ospitato capitan Gimbo Tamberi nel volo verso la capitale francese.

Il Mattarella in tribuna per due sere di fila agli Europei di atletica leggera all’Olimpico di Roma («Ho infranto il protocollo, ma ne valeva la pena» disse) ma anche ai Giochi Paralimpici e perfino al Trofeo Coni di Catania dove lo scorso ottobre salutò cinquemila quattordicenni venuti a giocare e gareggiare da tutto il Paese. Un presidente della Repubblica che l’abbraccio di Sinner se lo sarebbe meritato.

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