
Nel vortice delle indagini che ancora ruotano attorno all’omicidio di Chiara Poggi, la trasmissione La Vita in Diretta, condotta da Alberto Matano, ha acceso i riflettori su una nuova relazione psicologica stilata nel febbraio 2024 dagli specialisti del carcere di Bollate. A diciotto anni dai fatti di Garlasco, l’interesse mediatico resta altissimo e, con esso, anche le tensioni nei dibattiti pubblici. L’analisi dei comportamenti di Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio della fidanzata, ha alimentato discussioni accese anche durante l’ultima puntata del programma pomeridiano di Rai1.
Secondo quanto emerso, gli psicologi avrebbero evidenziato in Stasi “tratti di parafilia” e una ricerca del piacere sessuale “attraverso modalità non convenzionali”, con una “catalogazione ossessiva” e l’abitudine alla visione di contenuti per adulti estremi e “raccapriccianti”. Un comportamento che, anche per un giovane in esplorazione della propria sessualità, sarebbe stato definito “eccessivo”. In studio a commentare i nuovi dettagli era presente la criminologa Roberta Bruzzone, collegata con l’avvocato difensore di Stasi, Antonio De Rensis, in un confronto che è rapidamente degenerato in uno scontro dai toni accesi.

Garlasco, clima rovente in tv tra Bruzzone e De Rensis
La Bruzzone, sulla base delle perizie informatiche visionate, ha dichiarato che il materiale presente sul computer di Stasi era “violento e raccapricciante”, facendo riferimento a contenuti video “estremi” e affermando che la collezione fosse così ampia da poter “far invidia a esperti collezionisti”. La criminologa ha sottolineato che il giovane non aveva menzionato la visione di quei contenuti nella mattina dell’omicidio e ha ipotizzato che la scoperta di questo lato oscuro da parte di Chiara potesse rappresentare un possibile movente: “Avrebbe potuto rivelarlo ad altri”, ha spiegato.

A questo punto è intervenuto De Rensis, visibilmente contrariato. Ha chiesto ironicamente alla Bruzzone di preparare una consulenza da inviare alla Procura di Pavia, criticando il fatto che si continuasse a parlare di un processo concluso mentre è in corso una nuova indagine. “È complicato parlare di una condanna passata se vogliamo discutere seriamente del procedimento oggi in corso”, ha detto. Il clima si è ulteriormente surriscaldato quando, a seguito di un sorriso della criminologa, l’avvocato ha reagito stizzito: “Mi scusi, ma la dottoressa ride forse perché non è abituata alla mia educazione”.
La risposta della Bruzzone non si è fatta attendere: “Rido, sì. La sua modalità mi fa ridere. È tutto un po’ ‘too much’. Siamo tutti educati qui, ma anche concentrati sui fatti”. L’avvocato ha insistito nel polemizzare, ironizzando sull’interesse dimostrato dalla criminologa per la perizia psicologica, attribuendole un’attenzione eccessiva che, secondo lui, andava ridimensionata: “Che fatica che si fa con lei, con lei si fa troppa fatica”. Il confronto si è trasformato in un teatrino mediatico, emblematico della complessità del caso di Garlasco, dove ogni nuovo dettaglio solleva interrogativi e accende dibattiti tra esperti e difensori. Ma se una cosa è chiara, è che – come nel celebre film – nessuno mette Roberta Bruzzone in un angolo. E la ricerca della verità, tra vecchi processi e nuove piste, continua a dividere, scuotere e infiammare l’opinione pubblica.