«La sentenza è stata giusta, perché mi ha tolto la paura di rivederlo. Tuttavia, questo non elimina il dolore. È terribile pensare che la sua vita sia finita e che non abbia mai potuto conoscere mio nipote», ha dichiarato Chiara Tramontano.
Il suo timore maggiore era che non arrivasse la condanna all’ergastolo.
Si domanda come si possa definire umano un individuo del genere.
Chiara ha spiegato di non aver avuto modo di conoscere a fondo quell’uomo, dato che durante il periodo del Covid si trovava spesso in Finlandia. Nonostante ciò, aveva avvertito la sorella sulle sue bugie e sulle assenze ingiustificate.
«La vita alterna sempre giorni e notti», ha riflettuto, raccontando come i valori di giustizia siano stati centrali nella loro famiglia. Giulia, sensibile e generosa, non avrebbe mai potuto immaginare una tragedia simile. Chiara sperava con tutto il cuore che un giorno sua sorella chiedesse aiuto.
Non riesce più a guardare i video di Giulia felice né a rileggere le loro conversazioni. Vivendo all’estero, ha trovato il coraggio per affrontare il processo. Oggi la famiglia accoglie una nuova speranza: la figlia di Mario, chiamata Giulia.